Una domenica a Calosso
Una limpida e soleggiata domenica ci porta a Calosso (Asti) a visitare l’azienda vitivinicola di Adriano Grasso, titolare della stessa.
E’ una giovane e piccola azienda di circa sei ettari dove si coltiva Moscato, Barbera, Nebbiolo e Gamba di Pernice; quest’ultimo è un antico vitigno autoctono ormai presente solo nel comune di Calosso ed in alcuni comuni limitrofi. Adriano coltiva la vite con grande passione, in modo naturale, con il massimo rispetto per la terra e con lo sguardo rivolto ad un futuro che rispetti l’ambiente.
I vini prodotti: Barbera d'Asti Barbera d'Asti Superiore Metodo classico Rosè “Adele” Moscato Metodo classico "Doro"
Adriano, la passione per il vino biologico certificato è in aumento. Cosa ti spinge a produrre vino in modo naturale? Sei in attesa della certificazione biologica? Chi coltiva biologico, oltre a seguire le indicazioni di legge, deve esserne convinto. Ci deve credere, oltre che per se stesso, anche per l’ambiente. La mia azienda è piccola e io coltivo la vigna con rispetto per la natura poiché negli ultimi quarant’anni è cambiato radicalmente il sistema di fare viticoltura. Una volta si usavano i buoi e fino agli anni ‘55/‘60 si viveva nella stalla. La vigna era coltivata in modo diverso, i concimi erano organici ed i trattamenti erano a base di rame e zolfo; la maggior parte del lavoro era manuale. I filari erano molto più larghi e, tra l’uno e l’altro, si seminava il granoturco quindi la lavorazione del terreno era diversa, il suolo assorbiva le materie organiche che poi non sono più entrate. Negli anni Settanta tanti contadini furono assunti dalla FIAT e quindi l’industria prevalse sull’agricoltura. Mancavano le mucche di conseguenza anche il letame. Bisognava ridurre i costi con i mezzi meccanici e per questo la vite sì è indebolita ed è diventata più soggetta a malattie. Il viticoltore può fare dei cambiamenti usando alcuni accorgimenti come integrare ed utilizzare la materia organica, curare di più la lavorazione con pratiche che danno alla vigna più energia e più forza. Attualmente i miei vigneti sono in regime di conversione per la certificazione biologica, il 2020 sarà l’ultimo anno di conversione.
Se il tuo terreno confina con altri dove vengono usate sostanze chimiche, queste possono agire come inquinanti del tuo terreno? Per legge siamo obbligati a mantenere delle fasce di rispetto. Una percentuale dei confini deve essere vinificata separatamente e non può pregiarsi della certificazione biologica affinché non ci sia un inquinamento dai vigneti vicini.
Qual è il momento che ti appassiona di più del tuo lavoro? Tutto è appassionante anche se a volte faticoso. Indubbiamente la vendemmia ha il suo fascino perché raccogli i frutti di un anno di lavoro ed è la realizzazione di un sogno. Mi ricordo che, quando ero bambino, i vendemmiatori tornavano dalla giornata di lavoro stanchi ma attorno al tavolo per la cena, con un buon bicchiere di vino, c’era ancora tempo per il buon umore e la voglia di scherzare.
Quale vino consiglieresti in abbinamento ad un vostro piatto tipico locale e quale degusti nel tuo pasto quotidiano? Sicuramente la Barbera d’Asti! Ne sono innamorato e si abbina bene con il risotto con i porcini e perché no... anche con gli agnolotti verdi con fonduta di Castelmagno. Nel quotidiano mi divido tra il metodo classico e la barbera.
Adriano, stiamo degustando il Metodo Classico rosè a base Nebbiolo 55% e Barbera 45%. Un particolare assemblaggio di due classiche varietà piemontesi che prende il nome dalla tua bimba, Adele. Come nasce questo elegante rosè? Le uve, Barbera e Nebbiolo, vengono raccolte ad inizio settembre in cassette da 20 Kg, queste ultime sono subito svuotate direttamente sulla pressa. Una vecchia pressa, risalente agli anni Cinquanta, dotata di piatto in legno che ricorda quelli della Champagne. La pressa è riempita con circa 1000 kg di uva intera. La resa uva/vino è del 55%. Durante la pressatura si ottengono rispettivamente (e poi si vinificano separatamente), la cuvée (35%), premier taille (15%) e deuxiéme taille (5%). La fermentazione avviene con lieviti selezionati: 50 % in barrique (il Barbera) e 50 % in acciaio inox (il Nebbiolo) per quattro mesi. Entrambi i vini base rimangono a fare fermentazione poi si fa un primo travaso per togliere la feccia più grossolana mentre la feccia fine rimane sul fondo della vasca per tre/quattro mesi circa. Si fa un po’ di battonage in modo da favorire la lisi dei lieviti e dare più grassezza al vino. In primavera le due varietà vengono assemblate per la cuvée, si aggiunge zucchero e lievito, si imbottiglia per la rifermentazione che viene fatta con lieviti selezionati. “Adele” fa circa due anni di affinamento sulle fecce dopodichè viene sboccato. La correzione del colore viene fatta alla sboccatura perché, durante la prima fermentazione del vino base e successivamente con la rifermentazione, il colore cambia ed è soggetto ad una caduta. Prima del “liquer d’expedition” viene aggiunta una piccola percentuale di Barbera invecchiato (Barbera superiore e vino bianco affinato in legno) e zucchero bianco. Uso lo zucchero bianco perché tiene più indietro l’evoluzione del vino invece dello zucchero di canna che da una nota leggermente ossidativa .
Parliamo del vino che più ti rappresenta: la Barbera d’ Asti DOCG. Produco due barbere: una tradizionale ed una superiore. La tradizionale, del 2015, fermenta con lieviti indigeni: quindici giorni prima della vendemmia si prepara il lievito madre, si vendemmiano venti kg. di uva, si pigiano, si ammostano e si aggiunge una percentuale di vino vecchio, in modo da selezionare i lieviti naturalmente alcool tolleranti, per favorire la fermentazione alcolica. Passata una settimana parte la fermentazione del lievito madre così da avere l’innesto pronto da inoculare nella massa. Utilizzo lieviti naturali perché sono rispettosi del territorio, del terroir e provengono direttamente dal vigneto; inoltre hanno una fermentazione più regolare, più lenta del lievito selezionato commerciale. Quindi, con una fermentazione più lunga, avremo più profumi e i vini saranno più complessi. Si aggiunge poi una percentuale di uve intere, si svina e poi segue la fermentazione malolattica. Un 10/15% del vino fa affinamento in legno, in barrique usate, dopo circa un anno viene imbottigliato. Nasce così una barbera fresca e vibrante, morbida e persistente. La Barbera d’Asti Superiore DOCG proviene dalle vigne più vecchie dell’Azienda, vigne tardive esposte ad ovest. Ha una macerazione diversa: le uve vengono pigiate nell’ultima parte della fermentazione rimanendo in macerazione per quattro/cinque settimane dove nelle ultime due si stecca il cappello, si mettono degli steli di legno spessi e poi si riempe la vasca di vino buono dell’anno precedente. Il cappello scende a va a macerare e, così facendo, si estrae ancora del colore e del profumo. Dopo la svinatura parte la malolattica che avviene in barrique. Il risultato è una barbera potente, complessa, ricca ed elegante e con tannini vellutati.
Degustiamo ora il tuo moscato metodo classico “Doro” abbinato ad un bonnet dall’aspetto invitante. Ci racconti come nasce? Ne produco solo 500 bottiglie, diciamo che è un esperimento. Porta il nome del nonno ed è un po’ diverso dal tradizionale. Dopo una criomacerazione di 8/10 ore le uve vengono sottoposte ad una pressatura soffice. Il mosto viene poi chiarificato e travasato, successivamente, dopo la fermentazione in vasca, viene filtrato e messo in bottiglia per la presa di spuma dove rifermenta con lieviti naturali per circa un anno. Un moscato dal perlage fine, ricco di note vegetali e floreali, dolce ma con una bella freschezza ed una buona struttura.
Grazie, Adriano, per l’accoglienza che ci hai riservato!
Molto interessante la visita in cantina, la degustazione dei tuoi vini e complimenti per il premio “Doujad’ Or” conferito alla tua Barbera d’Asti Superiore DOCG.
La passione ed il rispetto che hai per la tua terra e per l’ambiente ci hanno emozionato.
Grazie ancora di cuore per avere condiviso con noi questa bellissima giornata insieme alla tua famiglia.
Calosso, 2 giugno 2019
- Anita Maninchedda, Fabrizia Carletti
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