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Franco Laconi e Filippo Rondelli. Cantina Terre Bianche

Le interviste dei Calici Rosa e il Coronavirus


Il nostro viaggio prosegue e, oggi, restiamo nella nostra Liguria, ove incontriamo – virtualmente – Franco Laconi e Filippo Rondelli, i titolari della Azienda Terre Bianche. Siamo nell’estremo ponente ligure, sulla cima di una collina della Val Nervia, in una zona caratterizzata da un clima mite e da una terra bianca ed argillosa: quest’ultima é stata fonte di ispirazione per il nome dell’azienda. È la terra del famoso Rossese di Dolceacqua, ma anche del Pigato e Vermentino.

  1. In questo periodo, cruciale e drammatico dovuto al Coronavirus, ci potreste raccontare come è attualmente la situazione sul vostro territorio? In Liguria e a Dolceacqua in particolare, direi che, dal punto di vista salute, siamo stati più fortunati di altri. Per il resto, la zona ha una spiccata vocazione turistica, quindi il “blocco” e i suoi effetti, a lungo termine, destano più di qualche preoccupazione. Ciò, anche per il consumo dei vini che vi è legato. In vigna non è cambiato nulla. Si lavora praticamente tutti i giorni perché con la primavera la natura, ovviamente, si è risvegliata. Resta il grande punto interrogativo sul futuro, ma i vignaioli di Dolceacqua sono conosciuti per la loro tenacia e resilienza naturale. Credo quindi che queste qualità, oltre alla collaborazione tra noi sviluppata in questi anni, ci stiano facendo rispondere alle difficoltà con una reazione forte e chiara. Vi invito, in proposito, a dare un’occhiata alla pagina Facebook “Liguri, ma uniti” dove potrete trovare un piccolo video “artigianale”, girato da noi vignaioli, che credo confermi nei fatti quanto detto sopra.

  2. Anche in considerazione della chiusura forzata di locali, ristoranti ed alberghi, situazione che sicuramente ha contribuito a un forte calo delle vendite, come vedete la attuale situazione del mercato? Per chi lavora nel canale ho.re.ca. (n.d.r. acronimo di Hotellerie, Restaurant, Cateringe), come noi e come molte aziende italiane, il mercato in questo momento è sostanzialmente fermo, ad eccezione delle vendite all’estero e dei canali di vendita al privato. Sono vie che aiutano, ma di certo non sono risolutive. È una situazione complessa che si presta a mille previsioni. In realtà, nessuno sa bene come e quando si evolverà e/o risolverà. In questo momento, ancora più che in una situazione normale, ritengo che si debba avere grande rispetto e ascolto per la professionalità della filiera: dal produttore al cliente finale, passando per tutte le figure protagoniste nel mezzo. In situazione di crisi, non credo sia utile che chiunque si esprima su qualsiasi argomento senza una reale esperienza e professionalità. Ad ognuno il suo ruolo preciso, senza dimenticare nessuno, per una risposta corale e univoca. Questo è il mio augurio.

  3. Molti vostri colleghi in queste settimane hanno iniziato la vendita on line dei loro prodotti. Anche voi avete seguito questa strada? Sì, abbiamo aperto la nostra bottega di vendita online per soddisfare alcune richieste che ci sono pervenute in queste settimane. Una parte della domanda di vino si è spostata sull’online a causa della pandemia e del conseguente blocco, ovviamente. Noi lo abbiamo fatto al fine di offrire un servizio che non sostituisca il lavoro delle enoteche, ma che, invece, mantenga vivo l’interesse sui nostri vini mentre queste sono chiuse. È anche un modo per far sentire la nostra presenza ai nostri clienti più affezionati. Ci siamo e non abbiamo intenzione di arrenderci agli eventi, per questo siamo disposti ad evolverci. Attenzione, però, a credere che l’online possa essere la soluzione al problema delle vendite: per un’azienda può essere un complemento utile, ma che richiede molto tempo e competenze assai specifiche per funzionare a dovere.

  4. Ad oggi, avete ricevuto qualche aiuto dallo Stato o dall’Unione Europea? Sì, abbiamo ricevuto i seicento euro. Per chi volesse sono previste, inoltre, altre misure per la sospensione del pagamento di finanziamenti e mutui in essere ed, eventualmente, la possibilità di contrarre nuovi debiti con garanzia a copertura parziale o totale dello Stato. È un buon punto di partenza, ma non è sufficiente per chi paga tutti i giorni lo stipendio ai propri collaboratori senza avere incassi. Attendiamo altre misure, vedremo.

  5. Quali ritenete che potrebbero essere gli interventi più urgenti per aiutare le aziende e il mercato? Credo che il momento di crisi offra spunti di riflessione importanti che vadano colti ed utilizzati a buon fine per migliorare la situazione pre-pandemia, con una progettualità strutturata e lungimirante. Occorre fare scelte coraggiose, ma ben ponderate, basate sulla consapevolezza e non solo sull’urgenza, che coinvolgano sostegni a breve, medio e lungo termine per tutti gli attori della filiera. La solidarietà dovrebbe essere la chiave di volta di questo ragionamento. Sono argomenti complessi che meritano approfondimenti puntuali che non mi sento di affrontare in questa sede, tranne che per questo aspetto: approfittando del balzo tecnologico indotto dalla pandemia, che ha favorito la socializzazione a distanza, delle nuove piattaforme dedicate e del momento di grande fermento creativo di questo settore, darei molta importanza alla corretta comunicazione ed alla promozione, soprattutto qui in Liguria. Abbiamo prodotti eccellenti, ma noi stessi produttori li raccontiamo poco e, a volte, male. È il momento di migliorarsi e di evolvere, non ci possono essere scuse. Ricordandoci bene che qui, più che altrove, territorio e coltivazioni sono indissolubilmente legati, tanto da diventare parte integrante del paesaggio e, forse ancora più importante, sua prima tutela, mi piacerebbe vedere molti Liguri – e Italiani orgogliosi dei vini liguri come lo sono, giustamente, del nostro mare; dovrebbero esserlo. Io lo sono di sicuro, come avrete capito.


Solidarietà e professionalità con un occhio al futuro. Grazie a Terre Bianche per il prezioso apporto ed un grande in bocca al lupo per questa nuova “Fase 2”.

16 maggio2020



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