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Azienda Agricola Vitivinicola Durin

Le interviste dei Calici Rosa e il Coronavirus


Oggi siamo nella nostra Liguria, ospiti - virtualmente - di “Durin”, una storica azienda agricola di Ortovero (Albenga), da sempre a conduzione familiare. Fu fondata all'inizio del ‘900 da Isidoro Basso che, a dispetto del nome e cognome, - Durin sta per piccolo Isidoro - era alto e grosso. Gli ettari sono: 17 di vigneto e circa due di oliveto. Disseminati su e giù per la Valle Arroscia, tra 5 comuni diversi e suddivisi in 259 particelle: la più bassa a sessanta metri sul livello del mare e la più alta a cinquecento. Si tratta di viticultura eroica, pertanto, rientrano nel Cervim (ente che valorizza vini di montagna, o comunque, prodotti in territori disagiati). Attualmente, a condurre l’azienda è Antonio, nipote di Durin, con la moglie Laura ed i tre figli: Giovanni, Giacomo ed Angelica. Producono vini tradizionali da uve autoctone, ma anche vere “chicche”: spumanti affinati in grotta, vini macerativi senza solfiti aggiunti e vini da vitigni desueti come l'alicante. Laura, scherzando, afferma: “Possiamo dire che teniamo il piede in due scarpe... Quella della tradizione e quella dell'innovazione”.


  1. Ci potreste raccontare come è attualmente la situazione nel vostro comune e sul vostro territorio? Il comune di Ortovero, in cui risediamo, solo apparentemente non è stato radicalmente trasformato dal lockdown. È un comune rurale, come dice il nome stesso, la cui economia primaria si basa sulla coltivazione di vigneti, aromatiche, ortaggi. Le aziende, piccole o grandi che siano, hanno quindi continuato a lavorare perchè non sarebbe stato possibile fare diversamente. La campagna detta i suoi ritmi completamente incurante della pandemia. Se si rivolge lo sguardo invece ai comuni costieri, sembra di trovarsi sul set di un film di fantascienza, la scena ha del surreale.

  2. Per quanto riguarda la vostra attività come state affrontando la situazione, quali problemi avete già risolto e quali vi state adoperando a superare? Come detto prima, la vigna ha continuato con le sue fasi vegetative e noi abbiamo dovuto mantenere tutti i dipendenti affinchè si potesse seguirla nel suo ciclo. Sul fronte della cantina, invece, è tutto fermo e le vendite sono praticamente irrilevanti. Stiamo andando avanti con le nostre forze cercando di seguire l'evoluzione generale che sta avendo il mondo del vino.

  3. Come vedete la attuale crisi del mercato, quali cambiamenti nel mondo del vino prevedete e/o auspicate? Sarà un anno difficile per tutti ma, d’altro canto, io credo in un epilogo positivo. In questi mesi abbiamo reimparato ad apprezzare dei valori e dei gesti della quotidianità che non consideravamo più da tempo. Anche nel vino sarà così secondo me. Del resto, in una simile situazione di emergenza, molti hanno tirato fuori il meglio di loro stessi.

  4. Ad oggi avete già ricevuto qualche aiuto dallo Stato o dall’Unione Europea? Ad oggi noi abbiamo beneficiato del bonus da seicento euro e della moratoria sul mutuo. Con un aiuto del genere, non parametrato alle singole esigenze, non paghiamo neppure metà della bolletta dell'energia elettrica. Ricordiamo che le scadenze fiscali sono slittate ma le vendite perse non si recuperano... Dopo riprenderanno davvero come prima??

  5. Quali ritenete che potrebbero essere, nel vostro settore, gli interventi più urgenti per aiutare le aziende ed il mercato? In questo momento serve una politica di sostegno che sia realmente fattiva. Io prevedo mesi di spese ingenti e poche entrate. E' inutile che ci dicano che possiamo restare aperti ed implementare le vendite alternative. Rimanere aperti significa generare spese non reddito. A seguire, in ordine di tempo ma non secondaria per importanza, ci vorrebbe una politica forte a sostegno dei prodotti di nicchia delle microimprese e per la valorizzazione dei territori “difficili” come il nostro. I colossi del vino e i grandi consorzi si stanno muovendo. Noi piccoli, se non ci uniamo né veniamo rappresentati, corriamo il rischio di venire ulteriormente penalizzati.

  6. Voi siete anche produttori di olio evo, è una produzione marginale dalla quale vi aspettate una crescita? Noi abbiamo circa mille piante disseminate qua e là per la valle Arroscia, alcune secolari. La produzione è sicuramente marginale, come numeri, rispetto a quella del vino. La scorsa campagna poi, più che marginale, è stata catastrofica perchè di olio se ne è prodotto pochissimo. E' un dato di fatto, però, che l'olio evo ligure sia universalmente riconosciuto come uno dei più pregiati e dalle caratteristiche organolettiche di eccellenza. Praticamente, tutte le lavorazioni vengono effettuate a mano e sempre con non poche difficoltà date dal territorio impervio. Diffidate quindi dei prezzi troppo bassi perchè, garantisco, è una gran fatica produrlo! Nel nostro Agriturismo utilizziamo, oltre al nostro vino, anche il nostro olio. Le materie prime sono tutte a chilometro zero.


Grazie Laura! In attesa di venire a trovarvi in cantina per conoscere meglio i vostri vini, alziamo il calice per un brindisi virtuale a distanza. Un calice colmo di “Bàsura”, interessante metodo classico ligure, che presto ci racconterai.


4 maggio 2020





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